Associazioni
«Il mio sogno è riportare Giuseppe Carli a Barletta»
Il ricordo del giovane bersagliere barlettano, caduto durante la prima guerra mondiale
Barletta - venerdì 12 settembre 2014
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Gaetano Carli, generale di Brigata dell'esercito è pronipote del barlettano Giuseppe Carli, caporalmaggiore bersagliere, caduto il 1 giugno 1915, durante la battaglia sul monte Mrzlivrk (Slovenia), decorato con la Medaglia d'Oro al valore Militare. Il generale Carli, risiede ad Aversa e ha partecipato alla benedizione della bandiera associativa dell'ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra – via Capua, 28), il cui presidente, Ruggiero Graziano, ha organizzato per l'occasione una mostra di cimeli e divise militari delle due guerre mondiali (visibili fino al 14 settembre).
Incontro il generale Carli e pongo qualche domanda su sul prozio, Giuseppe, di cui resta solo una lettera (box di approfondimento) inviata ai suoi genitori, una lapide, posta sulla sua casa natale, in via Roma al civico 124, e un busto commemorativo, nei giardini "De Nittis".
Generale Carli, quando venne a conoscenza dell'esistenza di questa lettera, spedita da Giuseppe Carli ai genitori?
«Nel 2004, un mio collega, che lavorava presso l'ufficio stampa dello Stato Maggiore della Marina, mi segnalò un articolo del Corriere del Mezzogiorno l'avvenuto ritrovamento della lettera di Giuseppe Carli, nella biblioteca di un medico, Pasquale Conte. Questi, mentre metteva ordine alla propria biblioteca, trovò tra le pagine di una Bibbia, la lettera che il caporalmaggiore barlettano, aveva scritto ai propri genitori, mentre si trovava al fronte. Per me, fu una enorme sorpresa».
Questa lettera è l'unica testimonianza di suo prozio Giuseppe Carli?
«E' l'unico ricordo che ci resta. Purtroppo, il suo corpo non è stato mai ritrovato, questo è il cruccio della nostra famiglia. Io stesso mi recherò, il 1 giugno 2015, sul monte Mrzlivrk (Slovenia), per capire cosa sia successo durante quella battaglia, dove fu ucciso Giuseppe».
Generale Carli, cosa è successo durante quella battaglia?
«Durante la sanguinosa battaglia, le truppe italiane, conquistarono le postazioni nemiche. In uno di questi ripetuti assalti, Giuseppe Carli fu colpito a morte da una mitragliatrice. Ipotizzerei che non fu possibile recuperare la sua salma e quelle dei suoi commilitoni, a causa di un contro - assalto da parte delle truppe austriache, che riconquistarono le postazioni, travolgendo le truppe italiane. La salma di Giuseppe rimase agli austriaci, che non la restituirono. Probabilmente, lo hanno seppellito in una fossa comune, a valle, insieme ad altri commilitoni».
Cosa vorrebbe che accadesse, quando andrà su quel monte, teatro di quella battaglia?
«Il mio sogno è riuscire ad individuare i resti di Giuseppe e riportarlo a Barletta, dove si trova la tomba di suo padre, su cui sono andato a pregare. In questo modo, onorerei le ricerche condotte in passato da mio nonno e mio padre».
In famiglia, le raccontavano spesso del suo prozio, morto durante un assalto alla trincea?
«Me ne parlavano fin da quando ero bambino. Sono cresciuto del culto di Giuseppe Carli, che fu tra i primi caduti della prima guerra mondiale, lasciò la scuola di ragioneria, per arruolarsi volontario a 18 anni, nell'undicesimo Reggimento Bersaglieri. Giuseppe fu ucciso 6 giorni dopo l'inizio del conflitto e fu il primo ad inaugurare la sequela di Medaglie d'Oro assegnate ai caduti al fronte. Mio padre, Giuseppe Carli, fu chiamato con lo stesso nome dello zio, per onorarne il ricordo».
Generale Carli, che legame ha con Barletta?
«Mio padre Giuseppe mi ha insegnato ad amare questa città, le nostre radici sono qui. Sebbene lui stesso sia andato al collegio militare a 14 anni, per poi entrare all'Accademia Militare di Modena, e andare a combattere al fronte, durante la seconda guerra mondiale, ha portato sempre Barletta nel suo cuore. Io ho vissuto solo per due anni a Barletta, ma ogni volta che torno, mi sento a casa».
I giovani sono informati sulla memoria storica della guerra?
«Durante la mia carriera militare, ho portato nelle scuole la memoria delle forze armate. Parlando nei licei, ho raccontato di tanti episodi in cui soldati meridionali combattevano a fianco di soldati settentrionali, uniti. Questi soldati non amavano la guerra, ma facevano fronte comune per la Patria. I ragazzi ascoltavano in silenzio e partecipavano con commozione ed entusiasmo. Questa gioventù è la parte migliore della società. Forse, è stata la nostra generazione a non aver saputo trasmettere valori importanti».
L'ANMIG è un baluardo per la memoria storica?
«Certo. Lo scopo dell'ANMIG, diretto da Ruggero Graziano, si colloca nel recupero della memoria di questi uomini morti per la Patria, che hanno fatto il proprio dovere di cittadini italiani. Ogni volta che passiamo davanti un monumento ai caduti di guerra, riflettiamo e ringraziamo quei ragazzi, che si sono sacrificati».
A seguire, pubblichiamo gli elenchi dei soldati barlettani caduti e dispersi durante la prima guerra mondiale
Incontro il generale Carli e pongo qualche domanda su sul prozio, Giuseppe, di cui resta solo una lettera (box di approfondimento) inviata ai suoi genitori, una lapide, posta sulla sua casa natale, in via Roma al civico 124, e un busto commemorativo, nei giardini "De Nittis".
Generale Carli, quando venne a conoscenza dell'esistenza di questa lettera, spedita da Giuseppe Carli ai genitori?
«Nel 2004, un mio collega, che lavorava presso l'ufficio stampa dello Stato Maggiore della Marina, mi segnalò un articolo del Corriere del Mezzogiorno l'avvenuto ritrovamento della lettera di Giuseppe Carli, nella biblioteca di un medico, Pasquale Conte. Questi, mentre metteva ordine alla propria biblioteca, trovò tra le pagine di una Bibbia, la lettera che il caporalmaggiore barlettano, aveva scritto ai propri genitori, mentre si trovava al fronte. Per me, fu una enorme sorpresa».
Questa lettera è l'unica testimonianza di suo prozio Giuseppe Carli?
«E' l'unico ricordo che ci resta. Purtroppo, il suo corpo non è stato mai ritrovato, questo è il cruccio della nostra famiglia. Io stesso mi recherò, il 1 giugno 2015, sul monte Mrzlivrk (Slovenia), per capire cosa sia successo durante quella battaglia, dove fu ucciso Giuseppe».
Generale Carli, cosa è successo durante quella battaglia?
«Durante la sanguinosa battaglia, le truppe italiane, conquistarono le postazioni nemiche. In uno di questi ripetuti assalti, Giuseppe Carli fu colpito a morte da una mitragliatrice. Ipotizzerei che non fu possibile recuperare la sua salma e quelle dei suoi commilitoni, a causa di un contro - assalto da parte delle truppe austriache, che riconquistarono le postazioni, travolgendo le truppe italiane. La salma di Giuseppe rimase agli austriaci, che non la restituirono. Probabilmente, lo hanno seppellito in una fossa comune, a valle, insieme ad altri commilitoni».
Cosa vorrebbe che accadesse, quando andrà su quel monte, teatro di quella battaglia?
«Il mio sogno è riuscire ad individuare i resti di Giuseppe e riportarlo a Barletta, dove si trova la tomba di suo padre, su cui sono andato a pregare. In questo modo, onorerei le ricerche condotte in passato da mio nonno e mio padre».
In famiglia, le raccontavano spesso del suo prozio, morto durante un assalto alla trincea?
«Me ne parlavano fin da quando ero bambino. Sono cresciuto del culto di Giuseppe Carli, che fu tra i primi caduti della prima guerra mondiale, lasciò la scuola di ragioneria, per arruolarsi volontario a 18 anni, nell'undicesimo Reggimento Bersaglieri. Giuseppe fu ucciso 6 giorni dopo l'inizio del conflitto e fu il primo ad inaugurare la sequela di Medaglie d'Oro assegnate ai caduti al fronte. Mio padre, Giuseppe Carli, fu chiamato con lo stesso nome dello zio, per onorarne il ricordo».
Generale Carli, che legame ha con Barletta?
«Mio padre Giuseppe mi ha insegnato ad amare questa città, le nostre radici sono qui. Sebbene lui stesso sia andato al collegio militare a 14 anni, per poi entrare all'Accademia Militare di Modena, e andare a combattere al fronte, durante la seconda guerra mondiale, ha portato sempre Barletta nel suo cuore. Io ho vissuto solo per due anni a Barletta, ma ogni volta che torno, mi sento a casa».
I giovani sono informati sulla memoria storica della guerra?
«Durante la mia carriera militare, ho portato nelle scuole la memoria delle forze armate. Parlando nei licei, ho raccontato di tanti episodi in cui soldati meridionali combattevano a fianco di soldati settentrionali, uniti. Questi soldati non amavano la guerra, ma facevano fronte comune per la Patria. I ragazzi ascoltavano in silenzio e partecipavano con commozione ed entusiasmo. Questa gioventù è la parte migliore della società. Forse, è stata la nostra generazione a non aver saputo trasmettere valori importanti».
L'ANMIG è un baluardo per la memoria storica?
«Certo. Lo scopo dell'ANMIG, diretto da Ruggero Graziano, si colloca nel recupero della memoria di questi uomini morti per la Patria, che hanno fatto il proprio dovere di cittadini italiani. Ogni volta che passiamo davanti un monumento ai caduti di guerra, riflettiamo e ringraziamo quei ragazzi, che si sono sacrificati».
A seguire, pubblichiamo gli elenchi dei soldati barlettani caduti e dispersi durante la prima guerra mondiale